Non passa giorno senza che qualcuno ci ricordi che il futuro dell’economia in generale e delle imprese in particolare sarà sempre di più legato a due parole chiave: sostenibilità e digitale. Due concetti con i quali nel corso degli ultimi anni tutti i cittadini hanno imparato ad avere dimestichezza, uscendo dal ristretto cerchio degli addetti ai lavori. Fortunatamente.
Il futuro è nostro, di ciascuno di noi, e più siamo consapevoli della necessità di certe scelte che abbiamo di fronte è meglio sarà per il nostro destino e per quello del pianeta.
E quindi: sostenibilità, anzitutto. Ne abbiamo già parlato in due precedenti articoli. Prima ancora di essere un piano di azione è un dovere morale ormai irrinunciabile. Ormai possiamo dire che una svolta vera e propria ci sia stata. Fino a non molto tempo fa parlare di imprese sostenibili, di economia sostenibile, era un tema da convegni e da filosofi. Da idealisti. Adesso è diventato un tema e un principio al quale si rifanno fior fiore di imprese.
Cito due esempi in particolare, molto significativi. Business Roundtable e Blackrock. E’ possibile che, ai più, questi due nomi non dicano nulla. Eppure, chi si occupa di argomenti economico-finanziari e aziendali sa bene che costituiscono due realtà di grandissimo peso, per ragioni diverse.
Il primo è una sorta di associazione che riunisce gli Amministratori Delegati delle più grandi imprese degli Stati Uniti e approfondisce temi inerenti la vita e la gestione delle imprese e della loro missione nella società. Il secondo è forse il più importante fondo di investimento del mondo (di certo fra i più grossi: gestisce oggi circa 6,6 miliardi di euro) con partecipazioni in una miriade di imprese fra le più importanti.
Di certo sono fra le massime istituzioni dell’establishment economico finanziario a livello mondiale. Ebbene, entrambe sono accomunate dalla attenzione che stanno riservando sempre più al tema della sostenibilità: la convinzione che sia sempre più urgente un cambio di passo, un salto culturale per mettere al centro degli interessi la questione ambientale, la questione della responsabilità sociale e quella della governance, ossia dell’organizzazione aziendale, che ne tenga conto.
C’è un acronimo, ESG che riepiloga tutto questo: sta per Environment (Ambiente), Social (Sociale), Governance (Organizzazione) e nel linguaggio economico finanziario etichetta per così dire imprese e investimenti sensibili appunto a questi temi.
Si potrebbe pensare che istituzioni del genere siano ispirate da ben altri valori: il profitto ad ogni costo, costi quel che costi. Se invece si stanno con decisione indirizzando in quella direzione, significa che stiamo vivendo davvero le conseguenze di una svolta.
Magari sarà anche un po’ strumentale per non perdere terreno (il cosiddetto green-washing, il lavaggio verde), ma l’importante è che avvenga.
Digitale, poi. Un vastissimo mondo. Ormai il digitale è parte integrante della vita di ognuno. Il primo modello di Iphone è del 2007. Sembra un secolo fa, ma oggi affidiamo agli smartphone uno spicchio importante della nostra vita. E’ l’interfaccia con un mondo gigantesco di opportunità (e pure di problemi, intendiamoci, ma non è questa la sede per parlarne).
Bene sappiamo quanto nel corso di questi orribili mesi di pandemia il digitale ci stia aiutando a lavorare e a continuare la scuola da casa, a fare la spesa online e tanto altro. A mantenere rapporti. Immateriali sì, ma sempre meglio che niente.
Ebbene, perché questa attenzione a due parole? Perché penso che siano uno schema di riferimento irrinunciabile per il nostro territorio toscano.
Dalla visione globale di BlackRock a quella locale della Toscana, i concetti devono essere esattamente gli stessi alla base dell’attività economica.
In Toscana abbiamo qualche vantaggio in più. Tesori ambientali (e artistici), che dobbiamo tutelare. Pensiamo al valore economico e culturale che hanno certe produzioni agricole ma anche artigianali e manifatturiere di altissima qualità. Le nostre imprese costituiscono un tessuto produttivo e economico spesso di eccellenza e hanno solo da guadagnare nel porre al centro la sostenibilità, ossia la preservazione e la valorizzazione del territorio. Credo che su questo ci sia già una buona sensibilità.
Invece bisogna fare di più sul digitale. Vincere certe pur comprensibili resistenze a investire, a fare anche squadra. Trovare le soluzioni che rendano quelle imprese organizzazioni ancora più efficienti, in grado di espandere il proprio mercato ad una dimensione sempre più sovranazionale. Non è facile, ma è inevitabile.
Investire in sostenibilità e in digitale è uno dei fattori chiave per l’economia toscana per portare il futuro ancor più dalla propria parte.