Leonardo Romanelli fa il suo esordio nel mondo dell’arte concettuale, senza la presunzione di creare un successo estetico, ma con l’obiettivo di comunicare, incuriosire, avvicinare chi si approccia al mondo del vino.
“Credo che sia importante, oggi soprattutto, pensare di utilizzare un materiale che le persone non usano più. E’ stato divertente soprattutto andare alla ricerca di qualcosa che è stato gettato, che per la gente è arrivato a ‘fine corsa’, io invece lo faccio ripartire, gli dò un’anima e in qualche modo ne riscopro le potenzialità. Credo che sia sempre stato un po’ un elemento che caratterizza la mia vita professionale che consiste anche nello scoprire nuovi talenti nell’ambito della cucina, del vino, nella scuola quando insegno, scoprire nuovi talenti e scoprire quindi il nuovo potenziale di un oggetto buttato, e farlo diventare oggetto protagonista” – racconta Leonardo.
Sabato 18 settembre, con un vernissage a Villa di Poggio Reale alla Rufina, si è inaugurata Romanelli 2.0, la personale del noto critico enogastronomico, giornalista e divulgatore, dove ha presentato la sua esposizione, frutto di una metamorfosi che lo ha portato a sperimentare senza lacci, talora con ironia, talora con emozione.
Il periodo di restrizioni e preoccupazioni lo ha portato ad un esame intimo e critico. Dando sfogo alla creatività, si è cimentato in un racconto del vino lontano dalle consuetudini e convenzioni. Ha riciclato così materiali abbandonati, ha trasformato scuri e finestre dismesse ed altri oggetti non più utilizzati, catapultandoli in un mondo di colori e vivacità, pervaso da una briosa ebrezza alcolica. Leonardo vuole mostrare come il vino possa essere ispirazione di riflessi, colori, sensazioni tattili e storie. Emerge il suo entusiasmo nel raccontare l’idea, che lo accompagna nel materializzare concetti.