Dalla scomparsa di Davide Astori il 4 marzo 2018 sono ormai passati più di tre anni e mezzo ma il suo ricordo tra i tifosi viola e i giocatori della Fiorentina è sempre presente. Al tredicesimo minuto, come il suo numero di maglia, Fiorentina e Cagliari – le due squadre a lui più legate – si fermano e così i tifosi sugli spalti del “Franchi” inneggiano il suo nome.
Al ventunesimo minuto, poi, Cristiano Biraghi – il capitano attuale dei viola e suo ex compagno di squadra – segna dal dischetto il rigore che porta in vantaggio i padroni di casa. La successiva corsa verso la Curva Fiesole è suggellata dal saluto al Capitano, quel portarsi la mano alla tempia che nel campionato del dramma sanciva ogni esultanza del gol appena realizzato. Ed è Biraghi, spesso nel mirino dei tifosi per la tecnica non sopraffina ma dalla indubbia generosità, a salutare chi non c’è più.
E ci vuole proprio il gesto di un Capitano per risolvere quanto accade al momento del rigore. Dusan Vlahovic non se la sente di batterlo. Ed è Biraghi, il secondo rigorista designato, ad assumersi la responsabilità senza fallire. Il serbo riceve qualche fischio prima della partita, da chi gli contesta la mancata riconoscenza verso chi lo ha calcisticamente cresciuto avendo rifiutato la proposta faraonica della società viola. E lui, che si ciba di gol, non calcia il rigore. Lui che li realizza sempre (dieci su dieci in serie A) e in tal modo scala la classifica cannonieri risaltando sempre di più il suo nome per i possibili acquirenti forse già nel mercato di gennaio. “Non me la sento”, dice a Torreira. E in quelle parole c’è tutta la manifestazione del disagio di un ragazzo di ventuno anni che, come dice la vecchia canzone, ha improvvisamente paura di tirare un calcio di rigore. Si rifà dopo, Dusan Vlahovic. Il gol del raddoppio di Gonzalez parte da lui e la punizione del 3 a 0 è sua. Come a dire che il momento più difficile è passato e il centravanti è ancora lui, pronto a fare gol dalle situazioni più difficili.
Foto: ACF Fiorentina Facebook Page.