La Fornace Brunelleschi o delle Sieci, nel comune di Pontassieve, è stata per anni il cuore economico del territorio. Qui sono stati prodotti mattoni, “tomettes” (piastrelle esagonali per pavimenti) ed è sempre in questo posto che ha operato la prestigiosa “Brunelleschi Ceramiche” che ha chiuso i battenti nel 2012.
Un complesso industriale storico, oggi purtroppo abbandonato e possibile preda di inevitabili speculazioni edilizie che, per fortuna, negli anni è stato difeso a spada tratta dall’associazione ambientalista Vivere in Valdisieve, che opera per migliorare l’ambiente e la cultura della Valdisieve in un’ottica di sviluppo sostenibile.
E’ infatti anche grazie all’impegno dell’associazione che il 14 aprile 2021 per l’ex Fornace delle Sieci è stato attivato da parte della Soprintendenza il procedimento di dichiarazione di interesse culturale ‘particolarmente importante’ ai sensi degli art. 10 e 13 del D.Lgs. 42/2004 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio per la Fornace delle Sieci, verificabile dall’Albo Pretorio del Comune di Pontassieve, con relativa proposta di tutela sul complesso di matrice storica, non solo per gli aspetti architettonici, ma anche per quelli storico-testimoniali e per il legame con la comunità locale.
“Sono molti anni che lottiamo perché quell’area di interesse culturale, oggi completamente abbandonata, venga salvaguardata insieme alle sue attrezzature di archeologia industriale. – racconta Paolo Rosini, presidente dell’associazione Vivere in Valdisieve – Abbiamo presentato diversi esposti alle autorità e da tempo siamo in contatto con la Soprintendenza alla quale abbiamo fornito notizie storiche sul sito con relativa documentazione iconografica”.
Tra le ipotesi di intervento sul complesso, che è stato posto all’asta, anche quella di costruire al suo posto un discount, due Rsa, e addirittura un centro residenziale.
“Per fortuna questo provvedimento della Soprintendenza ha bloccato tutto per 4 mesi. – spiega Rosini – Una bella notizia per ora, ma dobbiamo aspettare il 14 agosto, giorno in cui è atteso il pronunciamento definitivo da parte della Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale, anche in relazione alle eventuali osservazioni che dovessero pervenire”.
L’area in cui sorgono gli edifici della Brunelleschi è vasta e, come auspica l’associazione Vivere in Valdisieve, potrebbe essere utilizzata per valorizzare il patrimonio culturale del territorio.
“La Fornace secondo noi potrebbe essere sfruttata benissimo da un punto di vista artistico e culturale, come abbiamo proposto tempo fa anche al direttore degli Uffizi, sarebbe infatti idonea per valorizzare le opere d’arte del territorio e anche le sue tipicità a livello agroalimentare”, auspica il presidente dell’Associazione ambientalista – e per questo motivo continuiamo a darci da fare collaborando con la Soprintendenza anche in questo periodo.”
Condividiamo il video di Di Maria Delugan /Adelante Adelante pubblicato sul canale youtube di Paolo Vaggelli.
Cenni storici fabbrica di ceramica “Brunelleschi” di Sieci (Pontassieve)
Le prime notizie certe relative alla fornace delle Sieci risalgono al 1774: sappiamo infatti che in quell’anno essa fornì gran parte dei laterizi utilizzati per i lavori di restauro ed ampliamento del Palazzo Pretorio a Ponte a Sieve. Si può ragionevolmente supporre però che la fornace esistesse già da qualche tempo, anche se nel coevo “Plantario” del Paganelli non se ne trova traccia.
La scelta del luogo d’impianto è da mettersi in relazione essenzialmente con la vicinanza dell’Arno, da cui veniva tratta la materia prima per la “formatura” dei mattoni, che avveniva nelle “piazze dei mattonai” situate sul greto del fiume. In origine la fornace era strettamente legata alla vita e alle necessità della vicina fattoria Albizi di Poggio a Remole, cui spettava, attraverso la figura dell’agente (fattore), l’amministrazione della fornace stessa: come testimoniato per molte altre simili realtà disseminate nel territorio circostante, la fornace, alimentata dalla “stipa” e dalle “fastelle” provenienti dai boschi aziendali, forniva il materiale necessario per la manutenzione della villa padronale e delle numerose case coloniche dipendenti dalla fattoria stessa, in un’ottica principalmente di auto-consumo (non si hanno notizie, se non sporadiche, di vendite di materiale).
Alla morte del marchese Amerigo degli Albizzi, avvenuta il 14 gennaio 1842, e con la conseguente estinzione del ramo fiorentino della famiglia, l’intero patrimonio familiare (compresa quindi la fornace di Sieci, facente parte della fattoria di Remole) passò ad un ramo collaterale della famiglia (trasferitosi in Francia fin dal ‘400), nella persona del Cav. Alessandro. Fu il figlio di quest’ultimo, Vittorio, figura di primo piano nel panorama culturale ed economico fiorentino, ad avviare alla metà del secolo la ristrutturazione e il potenziamento della fornace, secondo principi imprenditoriali; egli fece importare dalla Francia nuove tecnologie con le quali dette inizio alla produzione di speciali embrici di copertura in seguito chiamati “marsigliesi”, dal luogo d’origine delle maestranze specializzate.
Agli inizi del ‘900 erano impiegati nella fornace (il numero variava a seconda dei periodi dell’anno) tra gli 80 e i 120 uomini, una ventina di ragazzi e circa 30 donne. Poco dopo gli occupati raggiunsero le 200 unità, per diventare circa 400 durante gli anni venti, che rappresentarono il periodo di massimo sviluppo della fabbrica. Negli anni trenta venne attuata una riconversione che portò allo spegnimento del vecchio forno e alla produzione sperimentale di grès rosso, mentre la gamma dei laterizi si ridusse a due soli tipi di pezzatura (5×10 e 7,5×15).
La fabbrica, dopo il fallimento del 2011 ha chiuso definitivamente alla fine dell’anno 2012.