L’italian Sounding è un fenomeno ormai molto comune che va analizzato nei minimi particolari per capire a fondo ciò che comporta per il mercato agroalimentare italiano. The European House – Ambrosetti ha realizzato un rapporto per approfondire vari aspetti che aiutino a comprendere le opportunità delle aziende che si occupano del Food & Beverage in Italia.
L’Italian Sounding consiste nell’utilizzo di denominazioni, riferimenti geografici, immagini, combinazioni cromatiche e marchi che evocano l’Italia su etichette e confezioni di prodotti agroalimentari tipici della tradizione italiana, ma non prodotti in Italia. È importante sottolineare come i prodotti Italian Sounding nascono conformi alle regolamentazioni di etichettatura, scostandosi da pratiche illegali come la contraffazione.
Nel settore agroalimentare italiano permangono alcune criticità strutturali che ne limitano l’espressione potenziale. L’ultima di queste criticità è appunto l’Italian Sounding che indebolisce fortemente il posizionamento estero dei prodotti italiani. Per questo rapporto si è partiti dagli scaffali della gdo internazionale con una survey a 250 retailer, somministrata nel mese di marzo 2022. La survey ha coinvolto dieci mercati e undici prodotti tipici del made in Italy agroalimentare per i quali il fenomeno dell’Italian Sounding è storicamente più marcato. I mercati sono Stati Uniti, Canada, Brasile, Regno Unito, Germania, Francia, Paesi Bassi, Cina, Giappone e Australia; i prodotti sono formaggi a grana dura, gorgonzola, prosciutto, salame, pasta di grano duro, pizza surgelata, olio-extra vergine di oliva, aceto balsamico, ragù, pesto e prosecco. L’obiettivo della survey è stato di approfondire la presenza di prodotti agroalimentari tipici della tradizione italiana negli scaffali dei supermercati di tutto il mondo; creare dei coefficienti per quantificare la discrepanza tra prodotti originari dell’Italia e quelli originari da Paesi esteri, pur essendo tipici della dieta italiana. I coefficienti creati sono due, uno riguarda il numero di prodotti Italian Sounding negli scaffali internazionali, l’altro, molto importante, fa una stima di quanti consumatori stranieri consapevolmente scelgono prodotti, in base alla convenienza a livello economico, che non provengono dall’Italia.
Per quanto riguarda il primo coefficiente preso in analisi, in cima alla classifica dei paesi con più prodotti Italian Sounding nei propri scaffali, ci sono Giappone, Brasile e Germania; dove si trovano soprattutto ragù, formaggio a grana dura e aceto balsamico non prodotti nel Bel Paese.
L’Italian Sounding nel mondo vale 79,2 miliardi di euro che se si andassero ad aggiungere ai 50,1 miliardi dell’attuale valore di export nazionale, si arriverebbe all’incredibile cifra di 130 miliardi potenziali di export per la filiera agroalimentare italiana.
Analizzando anche il secondo coefficiente si deve sottolineare come 3 consumatori su 10 nel mondo basano le proprie scelte di acquisto di prodotti italiani sul prezzo ridotto e non sul reale desiderio di avere un alimento con una certificazione di provenienza. Quindi pur di risparmiare si fa a meno di una qualità maggiore.
L’obbiettivo da porsi per la filiera italiana è sicuramente quello di abbattere il più possibile, per il prossimo futuro, l’Italian Sounding. Senza dubbio raggiungere questa meta è molto complesso, soprattutto per la minima conoscenza e consapevolezza del consumatore straniero del vero made in Italy. Questo perché si ha una comunicazione limitata tra i produttori italiani e i consumatori di tutto il mondo, le piccole imprese di Food & Beverage italiane poi hanno poca dimestichezza con i mercati di riferimento e una limitata proiezione internazionale. A tutto questo si va ad aggiungere, come già detto in precedenza, la lotta al ribasso sui prodotti che non provengono direttamente dall’Italia ma appunto in qualche modo si definiscono in stile italiano.
Per indirizzare questi ostacoli e il superamento del fenomeno, The European House – Ambrosetti, con il prezioso supporto di Assocamerestero e delle interviste realizzate con i referenti delle Camere di Commercio Italiane all’Estero di 8 Paesi, ha declinato un “Manifesto per il contrasto all’Italian Sounding”, con 8 linee guida che a loro volta si dettagliano in 27 azioni concrete di indirizzo per i diversi stakeholder della filiera agroalimentare italiana.
Per avere il quadro completo sul rapporto e sul Manifesto visitare il sito https://www.ambrosetti.eu/news/?type=1