La rete è quella che tende Nico, la protagonista, alle sue vittime, alla moltitudine di uomini che seduce e che si innamorano perdutamente di lei. La rete è quella in cui cade Nico stessa – dapprima il vischioso reticolo di dipendenze, poi quella ordita dal suo stalker. La rete è il non-luogo in cui si consuma questa storia dalla struttura circolare, in cui l’indicibile, i sospetti e le ombre contano quanto gli eventi narrati.
Sullo sfondo di una Firenze inedita e nascosta, un romanzo a tinte fosche ambientato negli straordinari decenni dell’ultimo mezzo secolo, che racconta il percorso – tanto contorto e intermittente quanto ambiguo e profondo – di un’amicizia femminile, svelando la natura labile di ogni confine: condanna e perdono, ragione e sentimento.
Le due protagoniste, Emma e Nico, seguono una parabola comune che poi si biforcherà fino a un finale forte. Lo sguardo non miope vi noterà, un po’ da lontano, Pratolini; c’è insomma in queste pagine il gusto pieno di una letteratura che sta ben ancorata alla sua migliore tradizione popolare e “comunale”. Ecco perché mi pare giusto parlare, anche di “romanzo fiorentino”, non tanto per gli accadimenti nudi e crudi, quanto per quel particolare buon sapore che Elisa Giobbi è riuscita spargere per tutto il suo libro.