Nella bella cornice di Villa il Poggiale, a San Casciano, sabato 26 giugno si è svolta una importante tavola rotonda dal titolo “I nuovi scenari per il Chianti post Covid”, organizzato dal Rotary Club San Casciano Chianti, l’incontro ha visto l’intervento di numerosi professionisti e studiosi legati al mondo del vino e del turismo nel Chianti.
“Oggi le scienze, le conoscenze, le informazioni devono viaggiare su un binario unico, non è pensabile poter essere solo dei grandi specialisti e non guardare la disciplina accanto. Oggi il Chianti, il Chianti Classico, questo territorio meraviglioso, è un’icona, un modello di espressione, non solo per la produzione della provincia, della zona ma a livello globale”, dichiara Nicola Menditto, presidente RC San Casciano Chianti 2020/2021
La gestione del territorio è uno dei primi temi cardine, il Chianti infatti, prevalentemente collinare, risulta fragile dal punto di vista idrogeologico.
“In primo luogo sono importanti le sistemazioni idraulico agrarie, corrette da lavorazioni del terreno, e la scelta delle colture che è fondamentale perché a seconda di queste possiamo avere un impatto importante sul paesaggio, dal punto di vista estetico, e un impatto sulla biodiversità, sulla possibilità di garantire un territorio più sano, dove le colture possano essere in equilibrio con le risorse ambientali”, spiega Simone Orlandini, professore di Agronomia e direttore Dagri.
Il connubio tra territorio e prodotto è, per la realtà del Chianti, qualcosa di ormai assimilato, un valore imprescindibile da tutelare per rendere le imprese che vi operano sempre più competitive sul mercato.
“E questo non solo perché in questo modo blindo un prodotto, che è di qualità perché proviene da un territorio, ma anche perché così posso sperare che poi nel territorio stesso si generi quell’economia – sto parlando di turismo rurale – che contribuisce in modo determinante allo sviluppo e alla competitività delle imprese”, commenta Silvio Menghini, professore di Economia Agraria e Forestale Dagri.
Un ruolo importante per la ripartenza lo avrà la comunicazione, in un territorio come quello del Chianti, dove è facile essere creativi.
“Avete tanti bei progetti Chianti, difendeteli uno per uno, è una diversità fondamentale. – raccomanda Luca Toschi, direttore Center for Generative Communication – Ogni singolo evento deve contribuire a creare il macroevento, a costruire questo immaginario meraviglioso che è il Chianti”.
E poi l’agricoltura biologica. Nel Chianti infatti è presente un biodistretto dove agricoltori, cittadini e operatori turistici, ma anche pubbliche amministrazioni, hanno stretto un accordo per la gestione sostenibile delle risorse locali.
“In questo senso il Chianti è abbastanza avanti nell’estensione ad altri aspetti del territorio, non sono alla viticoltura, con l’introduzione di altre colture e quindi con un’attenzione anche al paesaggio, al turismo sostenibile e anche agli aspetti sociali perché differenziare le colture vuol dire promuovere lavoro locale, dare opportunità di lavoro ai giovani, che ne hanno bisogno”, spiega Roberto Stucchi Pruneti, presidente Biodistretto del Chianti.
L’attività agrituristica nel Chianti negli ultimi anni ha visto un vero e proprio boom di crescita, e le recenti statistiche ci raccontano che si conferma la meta più richiesta anche per questa ripartenza post Covid.
“Dobbiamo innovarci perché dobbiamo essere pronti e per esserlo ci vuole una formazione, bisogna capire chi ci può formare, bisogna fare investimenti e riconoscerli per investire bene e non spendere soldi inutilmente”, precisa Ginevra Gulinelli, presidente Agriturist.
Una crescita quella dell’enoturismo che passa anche attraverso una rivisitazione di tutte quelle infrastrutture di collegamento in un territorio che da tempo richiede anche modernità e tecnologia.
“Sono importanti le infrastrutture a livello di rete, a livello di servizi di connettività locale, di trasporti, in modo che da un’azienda nel comune 1 si possa arrivare serenamente in un’azienda del comune 2. E’ l’ultimo ‘salto’ che darà più elementi per attirare un turismo di qualità”, precisa Alessandro Palombo, consigliere Consorzio Vino Chianti Classico.
Un percorso nel quale questo magnifico territorio avrà bisogno di un importante sostegno da parte anche della politica, in particolare per affrontare le nuove sfide legate al cambiamento climatico e alla carenza di acqua per le irrigazioni.
“Ci vuole una nuova stagione di tecnologia avanzata nell’agricoltura, penso agli esempi di Israele, anche per quello che riguarda l’irrigazione, – sostiene Massimiliano Pescini, Consiglio Regionale della Toscana – ma anche di capacità di captare la risorsa, conservarla e riutilizzarla nei mesi di siccità”.
Tanti temi, legati da un unico filo conduttore, quello della sostenibilità e del rispetto di questo splendido territorio.