Tutti con il naso all’in su a guardare in cielo, per sognare ad occhi aperti, in attesa dell’aereo che lo porti qua a Firenze, Franck Ribery. Quello del francese non sarà l’ultimo giro di giostra nel dorato mondo calcistico altrimenti avrebbe accettato offerte economicamente ben più allettanti di quella fiorentina. La sua scelta, dovuta probabilmente al piacere di vivere un biennio a Firenze, dimostra dunque l’integrità non solo fisica ma anche a livello mentale nel senso di motivazioni e voglia di stare ancora al centro del gioco più bello anche se non più sotto le luci della Champions. In un campionato come quello italiano sicuramente inferiore rispetto alla Bundesliga da cui proviene ma allo stesso tempo lontano anni luce da esili faraonici in Cina, Arabia o Russia.
Franck Ribery. Tanta voglia di innamorarsi di uno a cui il destino giocò uno scherzo crudele quando appena duenne fu sbalzato dal finestrino della macchina per ricevere uno sfregio in faccia che lo avrebbe segnato a vita. Con tutti i soldi guadagnati nel corso della luminosa carriera, Franck “il gioiello”, come lo definì Zidane in occasione dei Mondiali del 2006, è forse rimasto lo stesso ragazzino di quando schivava i primi sgambetti e sberleffi avversari con uno sprint senza eguali. Guardate su youtube l’ultimo gol segnato con il Bayern Monaco contro l’Eintracht Francoforte: quel numero 7 ha forse le sembianze di un trentaseienne? Quell’esultanza successiva vi fa forse pensare a un giocatore senza più voglia di divertirsi col pallone e quindi senza più motivazioni? A noi sembra proprio di no.
Il prossimo arrivo di Ribery, forse già domani le visite mediche, avrà ulteriori effetti positivi. Vediamo quali. Intanto sarà la prima dimostrazione che Mr Rocco Commisso fa sul serio, dato che verserà al francese un ingaggio da 4 milioni più bonus a stagione, così i tifosi ancora scettici e i giocatori più forti, fra chi è già in maglia viola come Chiesa e chi potrebbe arrivare, percepiranno un’altra dimensione della Firenze calcistica, sicuramente più elevata rispetto a quella delle ultime stagioni. A proposito di Federico, il suo legittimo desiderio di esibirsi su palcoscenici più prestigiosi accanto a compagni rinomati troverà perlomeno in quest’ultimo aspetto una prima consolazione. E gli servirà per crescere ulteriormente, lui come gli altri giovani della squadra ai quali non parrà vero di condividere lo spogliatoio con chi solo fino a qualche giorno prima al massimo vedevano nella playstation.
E il tifoso, come dicevamo all’inizio, si sente finalmente libero di sognare. Niente più plusvalenze, né buchi di bilancio, lentamente diventano ricordi, sbiaditi incubi dai quali ristabilirsi. La convalescenza per ritornare alla sana follia di chi va allo stadio solo per il piacere e non per pensare se il tal giocatore la propria squadra del cuore se lo possa o meno permettere è in atto. Ad accelerare tale processo serviva l’arrivo di un campione. Eccolo, il bisogno era tanto, come la voglia di appassionarsi e di crederci ancora.